La situazione manageriale e i ruoli di responsabilità nelle organizzazioni sanitarie italiane.

Il punto di vista dell’Assessore alle Politiche per la Salute della Regione Emilia-Romagna, Sergio Venturi.

 

Abbiamo incontrato l’Assessore alle Politiche per la Salute della Regione Emilia-Romagna, Sergio Venturi, per parlare con lui dell’attuale situazione manageriale e dei ruoli di responsabilità nelle organizzazioni sanitarie del nostro paese. Gli abbiamo chiesto di fare una valutazione sul tema e darci la sua opinione.

 

«La cultura e l’approccio manageriale nelle organizzazioni sanitarie italiane negli ultimi anni non è migliorata. Ne è prova la poca consapevolezza che le risorse economiche siano un bene finito. Spesso infatti vengono viste come un bene infinito.  A ciò si lega anche l’abitudine generale della politica di chiedere sempre di più.

Questo approccio negli ultimi anni, in controtendenza con il resto del mondo, è in effetti aumentato.

In una situazione del genere diventa quindi difficile immaginare che chi viene dalla politica possa essere d’aiuto nel rendere chiaro al professionista che le risorse economiche sono qualcosa che rappresenta un vincolo importante che non è possibile superare.»

 

La Formazione Manageriale per i Professionisti. 

«Anche l’attenzione verso i corsi di management per i professionisti sanitari, e in misura particolare per i medici, è in diminuzione. Le cause sono molteplici e sicuramente non è possibile identificarle tutte facilmente. Non escludo anche la possibilità che, parzialmente, questo fenomeno sia dovuto al fatto che numerosi professionisti sono già stati formati nel corso degli anni passati e, finché non si apriranno nuove possibilità in ambito manageriale, chi non si è ancora formato non sentirà l’esigenza di farlo.

La mancanza di attenzione da parte dei professionisti verso tematiche di natura manageriale porta al problema di cui parlavo prima: le risorse sono un bene finito, con cui il professionista, qualunque sia la sua formazione di base, è costretto a cimentarsi. Se non lo fa, i livelli di efficienza naturalmente si riducono ed è ciò che sta accadendo in Italia oggi».

 

La Cultura Dell'Efficienza

«E’ del resto vero, però, che esiste un gruppo di regioni in cui l’efficienza rappresenta una tematica molto sentita. In alcune regioni - dove si è diffusa una cultura che ha portato i professionisti a sentire l’esigenza di un sistema più efficiente e quindi a dedicarvi maggiore attenzione - il livello stesso di efficienza si è incrementato, ed è possibile misurare le differenze con altre regioni».

E qual è il ruolo della politica?

«Il ruolo è ambiguo. Sembra talvolta che uno scarso orientamento all’efficienza sia addirittura premiato dalla politica. Sicuramente è vero che in certe realtà si è di fronte a un disconoscimento totale del merito, mentre vengono premiati altri comportamenti non altrettanto virtuosi. La forte eterogeneità di approccio fra le regioni fa sì che vi sia un riconoscimento differente del professionista e definisce diversi piani di valutazione delle professionalità».

 

 

Il Caso Emilia-Romagna

«Trovo il caso dell’Emilia-Romagna molto istruttivo in tal senso. Le aziende sanitarie hanno fatto qualcosa di quasi miracoloso, a mio avviso, nonostante una riduzione delle risorse in termini reali (al netto dell’inflazione): sono state in grado di evolversi e mettere in piedi un sistema efficiente. La regione ha sicuramente contribuito nella misura in cui ha potuto, ma il merito è di certo delle aziende sanitarie che hanno saputo adattarsi al contesto

Considerando il 2019, è evidente come sia importante il peso dei nuovi contratti collettivi. Nonostante ciò, il contenimento dei costi è stato ottimale, con un conseguente ulteriore incremento dell’efficienza nella regione.

In Emilia-Romagna i professionisti sono anche mediamente più soddisfatti del lavoro che fanno, perché continuamente stimolati e professionalizzati sull’efficienza, sul contenimento costi e su tematiche generali di natura manageriale. Il lavoro di impostazione di un sistema di valutazione con una regia regionale e la costruzione di un sistema informativo di raccolta delle informazioni sulla performance a livello regionale è sicuramente di aiuto.

 

Consolidare i rinnovi contrattuali

Per supportare questo sistema è però necessario consolidare i rinnovi contrattuali e renderli di nuovo un appuntamento triennale, in modo che ritmicamente si possano prevedere miglioramenti e sviluppi per la carriera professionale e manageriale dei professionisti.

 

Valorizzare il ruolo manageriale

Per aiutare le organizzazioni sanitarie a maturare nella loro cultura si potrebbe valorizzare il ruolo manageriale, senza necessariamente ricorrere agli aumenti di stipendio, ma piuttosto tramite maggiore partecipazione e coinvolgimento, stimolando in questo modo chi vuole intraprendere una carriera manageriale, anche alla luce delle eccellenze emiliano-romagnole.

Qualsiasi esercizio di partecipazione che sia vera e non virtuale o rituale, dove si chiede di dare un contributo e si stimola a sviluppare le opinioni, è utile allo scopo. È necessario quindi che le aziende inizino ad investire su chi si dimostra aperto a questa idea, trovando un modo di incentivarlo nel perseguire la carriera.

 

Responsabilizzare il professionista, motivarlo, formarlo

Anche in questo caso ritengo che l’Emilia-Romagna sia un esempio virtuoso: il professionista si sente maggiormente responsabilizzato rispetto ad altre regioni e quindi è spesso maggiore la voglia di intraprendere una carriera manageriale.

Per intraprendere una carriera di questo tipo ci vuole innanzitutto un sistema di riconoscimento, ma anche motivazione e soprattutto esperienze di carattere formativo.

Nei corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, per esempio, non ci sono materie di carattere manageriale. È necessario quindi influire sulla progettazione dei corsi di laurea, perché l’importanza conferita a questi temi possa diventare reale. Allo studente universitario deve arrivare chiaramente il messaggio dell’importanza di acquisire non solo competenze tecnico-specialistico ma anche organizzativo manageriali.

Il Servizio Sanitario Regionale può investire su questo tipo di competenze, ma può farlo solo promuovendo corsi post-laurea come per esempio quelli di certificazione manageriale o executive master.

Con ciò non intendo dire che si debbano formare dei manager alle facoltà di Medicina, ma inserire temi manageriali tra quelli in piano di studio renderebbe comprensibile agli studenti che la loro futura professionalità si potrà sviluppare anche attraverso ruoli manageriali (non solo specialistici), preparandoli ad affrontare uno sviluppo professionale che non veda le responsabilità organizzative come un mero vincolo, ma come un contributo importante al miglioramento del servizio.

 

 

 

 

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